Immagine: Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento

detti dal dopoguerra: “Festa di Castello”

di Livio Trapanese

Del pari ad Assisi, Bologna, Cascia, Ferrara, Firenze, Lanciano, Napoli, Rimini, Roma, Siena, Torino e altre 43 città d’Italia e d’Europa, Cava de’ Tirreni è “Città Eucaristica” dal 1656, ovvero da quando il Regno di Napoli, per lo sbarco di 40 contagiati soldati spagnoli, fu contaminato dalla peste bubbonica, che solo il celeste intervento di Dio nostro Padre poté debellare, atteso che in soli pochi mesi la popolazione metelliana fu dimezzata.

Il primo decesso nella Città di Cava (il toponimo di Città di Cava de’ Tirreni origina dal 23 Ottobre 1862), per il contagio della nefasta pestilenza, si registrò a Casa Costa di San Cesareo, nel Distretto Mitilianum, poi a Casa Angrisani di Sant’Arcangelo del Distretto Pasculanum, ed il 25 Maggio 1656, giorno dell’Ascensione, a Casa Rosi, nel Casale della Santissima Annunziata, nel Distretto di Sant’Adjutore.

Il Vescovo Monsignor Lanfranchi fece annotare nei registri della Curia che solo nella Città di Cava, a causa della peste, perirono 6.300 persone, di cui: 100 sacerdoti secolari, 40 frati, 80 chierici, 12 notai ed altrettanti medici; nella parrocchiale chiesa di San Nicola di Bari in Dupino, il 24 Giugno 1656, furono sepolte 22 persone.

La prima processione Eucaristica, officiata con sole poche donne, venne svolta nell’ottava del Corpus Domini, dell’A. D. 1656, da Don Angelo Franco, l’unico superstite dei quattro Parroci della Santissima Annunziata il quale giunto sul terrazzo superiore della “rocca” di quel che restava dell’ampio Castrum Sanct’Adjutoris, impartì la Santa benedizione alla valle. La peste finì di propagarsi e dal Dicembre dello stesso anno non si contarono più vittime. Dall’anno seguente (era il 1657) i cavesi ricordano quello spaventoso evento ed il Celestiale Miracolo Eucaristico con i Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento, detti troppo genericamente, “festa di castello”, replicandola nel giorno di Giovedì dell’ottava del Corpus Domini, che quest’anno 2024 ricade il 6 Giugno.

La prima testimonianza storica la troviamo nel manoscritto del 1765 a firma del Notaio cavese Filippo de’ Monica, custodito nell’archivio parrocchiale della Chiesa della Santissima Annunziata: “Fin dall’anno 1657 che questa Città di Cava, non men delle altre di questo Regno di Napoli, soffrì la memorabile strage cagionata dalla peste bubbonica… fan plauso, tratto, tratto le ordinate file de’ sparatori (gli attuali trombonieri o pistonieri) con di loro repliche scariche e le illuminazioni di qualsivoglia particolar casa e d’ogni tugurio per enarrare la Gloria del Signore…. si teneva lunga processione sino al sommo del maniero, donde i Parroci impartivano la Santa Benedizione alla valle, perché quel male non ritornasse a mietere vittime”.

I festeggiamenti, come detto, originarono dal 1657 poiché i “signori” del Casale della Santissima Annunziata, presentatisi ai Parroci di quella Chiesa, chiesero di dare forma penitenziale e solenne alla processione frazionale del Corpus Domini, estendendone il percorso sino alla sommità del Castrum Sanct’Adjutore, affinché la Città fosse benedetta col Corpo di Cristo, racchiuso nell’Ostensorio, ciò per preservarla da castighi futuri.

Ogni anno, da allora, la pia processione si è ripetuta sempre identica, con l’aggiunta dello sparo dei pistoni dai sentieri e dagli spalti del diruto Castello, sempre nel giorno del Giovedì dell’ottava del Corpus Domini, in segno di solennità. La sera del Sabato successivo, il fantastico gioco di fuochi pirotecnici termina (non si è mai saputo il motivo) con l’incendio della secolare fortezza e l’apparizione del patrio tricolore.

Per buon auspicio, prima d’iniziare i Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento, il giorno dell'Ascensione, sulla terrazza più alta della rocca del castello viene issato, dall'Ente Montecastello, il vessillo della Città e davanti alla grande croce in ferro viene posizionato il primo palo dell'imponente costruzione del SS. Sacramento che verrà costruito nei giorni successivi; qualche giorno prima del Giovedì dell’ottava del Corpus Domini o la stessa mattina, i Casali dei Trombinieri, divisi nei quattro Distretti, che sino all’alba dell’800 costituivano la Città di Cava: Metelliano, Sant’Adjutore, Corpo di Cava, e Pasculano, si portano in cima al Colle di Sant’Adjutore per issarvi il proprio vessillo.

I preparativi per trascorrere la tradizionale giornata al monte, iniziano qualche giorno prima con la preparazione della colazione, del pranzo e della cena, cucinati dalle mamme, dalle mogli e dalle fidanzate le quali, un tempo, o per leggenda o per superstizione, al calare della sera non erano più bene accette sul Colle, detto impropriamente “monte castello”. In passato i maschi liberi e maliziosi gridavano a squarcia gola e ancor oggi qualcuno scherzosamente lo fa, “abbasce è ffemmene”! Chi resta a casa o chi si reca a lavoro, vedendo lo sventolio delle bandiere dei Casali di Pistonieri, oltre a quelli dei Distretti, Pasculano: giallo/nero, Sant’Adjutore: bianco/celeste, Mitiliano: rosso/verde e Corpo di Cava: bianco/nero, e a quella della Città: giallo/rosso noterà un nodo in gola e dirà: l’ann che ven vac pur ie.

Per tutta la giornata i pistonieri, dopo la partecipazione alla Santa Messa delle otto del mattino, non faranno altro che sparare gli archibugi (arma ad avancarica del XVI secolo) e mangiare pasta e fagioli, soppressate, milza di vitella (‘a mevz), zucchine alla scapece, formaggi di vario genere e quant’altro, accompagnato da buon vino. Il pranzo è allietato da canti e musiche antiche, scritte da chi la festa l’ha tramandata di padre in figlio. A sera, alle 20:30, ci si appresta alla processione del Corpus Domini che dalla secolare Chiesa della Santissima Annunziata giunge sino al terrazzo superiore della rocca, da dove il Pastore della Diocesi impartisce la benedizione verso i quattro punti cardinali; dalla valle si distinguono le ombre dei fedeli in processione, muniti di fiaccole.

W il Santissimo Sacramento!